Monete virtuali, dalla “rai” ai bitcoin: ecco perché un parallelo è possibile

Per la cronaca: ormai da molti decenni la moneta rai non è altro che una curiosità turistica, mentre la valuta ufficiale di Yap è diventata il dollaro USA.

Le criptovalute oggi sono una realtà importante, e lo resteranno ancora per molto tempo, ma non è certo che siano in grado di sostituire, o anche solo di affiancare le valute ufficiali.

Yap è una delle isole che compongono lo Stato federato della Micronesia. Si tratta di un gruppo di isole a nord di Papua Nuova Guinea e ad est delle Filippine. Si tratta di circa 600 isole, solo alcune abitate per una popolazione complessiva che supera di poco i centomila abitanti. Yap, con i suoi ottomila abitanti, non è certo una metropoli ma è piuttosto conosciuta per due ragioni.

^La prima è che nel suo mare vive la più numerosa colonia di mante giganti del mondo: per i subacquei è un paradiso e nelle sue acque limpide si immergono per ammirare le evoluzioni di questi giganteschi pesci. ^La seconda ragione per cui Yap è conosciuta è più prosaica.

Si tratta del modo con il quale avvenivano gli scambi fino ai primi del Novecento: gli yapesi usavano una moneta di pietra. Si trattava di un sistema di pagamento fondato su delle pietre di calcite scolpite in modo tondeggiante con un buco al centro per trasportarle. La “moneta di pietra”, chiamata rai, aveva dimensioni che andavano da qualche decina di centimetri e poco meno di tre metri di diametro!

Tanto più grandi erano le dimensioni della pietra rai tanto più essa aveva un valore. Ovviamente, per gli yapesi non era sufficiente procurarsi una pietra qualsiasi e sbozzarla grossolanamente: occorreva andarsi a prendere la calcite su un’altra isola distante 400 chilometri, affrontando il viaggio su fragili imbarcazioni e, una volta tornati su Yap, lavorare di martello e scalpello. Il peso e l’ingombro della pietra rai erano notevoli: se anche un abitante dell’isola avesse voluto comperare beni di basso prezzo avrebbe dovuto portare con sé diversi chili di “spicciole”! Ma gli yapesi sono gente pratica ed avevano trovato una soluzione efficiente: in genere, le pietre venivano collocate nel giardino di chi ne aveva la proprietà e lì restavano anche se servivano come pagamento di beni. In sostanza, tutti sapevano chi fosse proprietario di ogni pietra anche se non c’era alcun trasferimento fisico della moneta. A conferma della praticità del sistema escogitato dai geniali abitanti di Yap, si narra che una moneta precipitò in mare mentre veniva trasportata: un recupero sarebbe stato impossibile e comunque molto costoso, ma tutto sommato non sarebbe stata una buona idea: la pietra continuò ad essere usata come mezzo di scambio, battezzata come la “rai che si trova in fondo al mare”. Quanto sia vera questa leggenda non è possibile dimostrarlo, ma se non è vera è quanto meno verosimile ed illustra bene le caratteristiche di una circolazione monetaria di tipo “virtuale”. Il “colpevole” di tutto: Laszlo Hanyecz Torneremo presto a parlare della moneta rai. Ora però facciamo un vertiginoso salto temporale e spaziale: andiamo in Florida (USA). Siamo nel 2010, il 22 maggio. Quel giorno il programmatore Laszlo Hanyecz, su un sito che si occupava di criptovalute, offrì 10.000 bitcoin a chi gli avesse fatto recapitare due pizze. Un inglese accettò la proposta e fece recapitare a Laszo le due pizze, ricevendo in cambio i 10.000 bitcoin in pagamento. Al cambio dell’epoca quei 10.000 bitcoin valevano all’incirca 25 euro: un prezzo nel complesso adeguato. Oggi pagare due pizze con la stessa cifra vorrebbe dire pagare qualcosa come un paio di milioni di euro!

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